Il trattamento fisioterapico è fondamentale per il recupero della mobilità e del benessere dopo un trauma o un intervento chirurgico: un’articolazione ricostruita alla perfezione in sala operatoria o con un buon callo osseo non è sufficiente a garantire il ritorno alla normalità ed evitare il dolore.
Dopo un trauma, infatti, si instaurano meccanismi antalgici e di difesa che alterano la postura e favoriscono lo sviluppo di compensi locali o a distanza. Ciò può portare ad un funzionamento parziale dell’articolazione che, per evitare il dolore, trasferisce parte del lavoro a strutture anatomiche limitrofe, sovraccaricandole.
Tempi di recupero
Quanto dura la riabilitazione?
È la domanda tipica del paziente che inizia il percorso riabilitativo.
Non esiste una risposta univoca, perché i tempi di recupero dipendono da molte variabili, come ad esempio:
• Il trattamento del trauma (frattura trattata con gesso o con chirurgia);
• Il tipo di frattura;
• La salute generale e muscolo/articolare del paziente;
• La collaborazione del paziente alle attività riabilitative.
Giusto per dare un tempo medio di guarigione, in genere per una frattura sono necessari 5/6 mesi a metabolizzare il trauma lesivo e recuperare una corretta funzionalità.
Come interviene l’osteopatia nel percorso fisioterapico
La fisioterapia classica prevede come punto di partenza il rinforzo progressivo dei muscoli limitrofi all’articolazione interessata. A questo rinforzo si uniscono le indicazioni dell’ortopedico al carico, al recupero articolare, alla propriocezione e allo stretching muscolare.
L’osteopatia interviene in aggiunta al protocollo classico fisioterapico, ampliando il suo raggio d’azione: l’articolazione colpita viene valutata e messa in relazione con gli altri distretti muscolo/scheletrici, per risolvere eventuali compensi in atto, consentendo così un suo funzionamento più efficace e un recupero più rapido.
Quante sedute osteopatiche sono necessarie?
Anche in questo caso non c’è una risposta valida per tutti.
In linea generale, nei primi 30/60 giorni è consigliabile effettuare almeno due sedute settimanali, contro le cinque generalmente consigliate per un trattamento fisioterapico.
Con il tempo e con i progressivi miglioramenti, al paziente saranno insegnati gli esercizi di rinforzo e stretching muscolare da svolgere in autonomia a casa: in questo modo sarà possibile ridurre ancor di più gli incontri con l’osteopata, passando ad un trattamento ogni 1/2 settimane.
Quanto dura una seduta e in cosa consiste?
La durata di una seduta è compresa tra 30 e 60 minuti, a seconda delle necessità del paziente. A differenza della fisioterapia (dove il paziente esegue gli esercizi e torna a casa), la seduta osteopatica si concentra sulla manipolazione dell’articolazione (o comunque su tutte le attività che il paziente non può svolgere da solo), insegnando alcuni esercizi da svolgere in autonomia a casa.
Facciamo un esempio: il trattamento osteopatico di una frattura di tibia e perone
Per comprendere al meglio come l’osteopatia possa arricchire e velocizzare il recupero da un trauma, prendiamo ad esempio il trattamento di una frattura abbastanza comune: quella di tibia e perone (che in genere sono trattati chirurgicamente con placca e viti).
Dopo qualche giorno dall’intervento chirurgico, quindi con la rimozione definitiva dei punti e con il parere positivo dell’ortopedico, si può cominciare l’intervento riabilitativo.
Come già detto, in questa fase la frequenza degli incontri è di 2 volte a settimana, con un trattamento finalizzato:
• Al massaggio della cicatrice per evitare aderenze tissutali (viene insegnato anche come fare il massaggio in autonomia a casa);
• All’avvio della mobilizzazione della caviglia e di tutte le articolazioni del piede;
• Agli esercizi di rinforzo muscolare del polpaccio e dei muscoli flessori del piede, insegnando anche come eseguirli a casa;
• Agli esercizi di sensibilizzazione del piede;
• All’utilizzo dei bastoni canadesi.
A 3/4 settimane dall’intervento, il trattamento sarà focalizzato:
• Al lavoro manuale di allungamento fasciale della catena posteriore della gamba, insegnando anche come farlo a casa;
• Al lavoro su articolarità e rotazione di ginocchio e anca;
• Al lavoro di pulizia muscolare sull’articolazione sacro iliaca, sulle vertebre lombari e dorsali, sul diaframma;
• Alla rimozione di una stampella, la omolaterale alla caviglia infortunata, insegnando l’utilizzo di un solo bastone canadese.
A 5/6 settimane dall’intervento, gli incontri vengono ridotti ad una seduta settimanale e, se il parere dell’ortopedico è favorevole, si procede con:
• La rieducazione al passo e alla propriocezione, con esercizi da fare a casa senza l’uso di bastoni canadesi;
• La manipolazione di anca, bacino e di tutto il distretto del piede;
• Il lavoro fasciale per coordinare bacino, anca, ginocchio e piede.
Dopo la sesta settimana, gli incontri possono diventare anche bi/trisettimanale o addirittura mensili, a seconda delle necessità del paziente, riaccompagnandolo nel pieno inserimento all’attività lavorativa/sportiva.
La rimozione degli elementi metallici.
Salvo particolari indicazioni dell’ortopedico, la rimozione si effettua al massimo a distanza di un anno dall’intervento.
Spesso i pazienti non riescono a capire se e quando devono togliere gli elementi metallici, come placche e viti, ma la loro esperienza è fondamentale per orientare il chirurgo sulla scelta della rimozione.
Gli aspetti più rilevanti di cui tenere conto per rimuovere gli elementi metallici in sicurezza sono:
• Il completo recupero dell’escursione articolare del piede;
• La presenza o meno di zoppia durante la deambulazione;
• La necessità di performance atletiche, se il paziente è uno sportivo agonista;
• La presenza o meno di dolore/rigidità al mattino o nei cambi di temperatura, a distanza di 6 mesi dall’intervento.
Fonte:
I concetti esposti in questo articolo derivano dall’esperienza professionale e dalla formazione presso l’EOP – SCUOLA DI ALAIN BERNARD
Dott. Massimo Lo Conte
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